La scrivania, il banco di lavoro, la linea di assemblaggio, la sala ristoro e un paio di scaffali con libri da leggere. Cosa centra un libro in azienda? Chiedetelo a tal Adriano Olivetti che negli anni 30 – del secolo scorso, ça va sans dire – fu uno dei primi a credere nei benefici di una biblioteca aziendale e a crearne uno per il proprio personale che lavorava in azienda; si parla di un capitano d’industria con un’attenzione particolare alla “fioritura umana” dei suoi impiegati, capace di un’utopia assolutamente realista che non perde di vista il capitale umano.
In Elettronica G.B. sono state posizionate due piccole librerie, con libri a disposizione per chiunque. Narrativa di vario genere, saggistica, storia e arte. Da prendere e condividere, da sfogliare dove si vuole: in sala ristoro, al sole o a casa, l’importante è godersi la lettura. Una piccola iniziativa in diffusione che, guardando agli esempi del passato, trova ispirazione anche in quella di Pirelli che negli anni 50 fu tra le prime a favorire la presenza di una biblioteca aziendale.
Perché investire in un progetto simile? Qualcuno potrebbe argomentare che realizzare in azienda una biblioteca, piccola o grande che sia, potrebbe rivelarsi un’azione strategica per incrementare il benessere dei lavoratori, migliorare l’ambiente di lavoro e contribuire allo sviluppo umano trasversale.
Più semplicemente, leggere è bello. Un libro è conoscenza, libertà.